Il lavoro di sviluppo per inseguire le dirette concorrenti vede Paton sostituire il 4 cilindri a V di 90° con uno a V di 115°, ma il gap prestazionale emerso in gara porta ad accantonare il progetto in favore di un V a 70°, capostipite dell’ultima generazione di motori a 2 tempi. Per lo sviluppo di quest’ultimo il Pep e Roberto si prendono un anno sabbatico.
La difficoltà di inserire i carburatori all’interno del nuovo motore mette in difficoltà i Pattoni, ma a conferma della stima di cui gode Paton, Oguma – presidente del colosso nipponico HRC – in persona regala loro una batteria di carburatori da 36mm prodotti appositamente per le Honda da Gran Premio.
Il nuovo modello debutta nel ’94 e l’anno successivo, con l’arrivo del francese Jeandat, inizia a dimostrare il suo valore ponendosi immediatamente dietro le moto ufficiali. Purtroppo a causa di un brutto incidente nel warm up del GP di Donington, Jeandat non riesce a presentarsi al via e la stagione si chiude con poche soddisfazioni.
Il ’97 rappresenta un anno difficile per i Pattoni: IRTA e DORNA negano a Paton l’iscrizione al Campionato del Mondo a causa della scarsa competitività della moto; dopo 39 anni la Paton non sarà presente nei paddock del Mondiale in forma ufficiale. Solo la determinazione di Giuseppe e Roberto Pattoni permette di partecipare al Motomondiale con alcune wild card, sobbarcandosi interamente i costi di gestione delle trasferte.
Lo sviluppo della moto non si ferma: Luca Cadalora, convinto ad effettuare un test, riferisce ottime impressioni al box Paton.
Purtroppo il 30 agosto del ’99, di ritorno da una sessione di test privati al Mugello in vista del GP d’Italia ad Imola, un malore stronca Giuseppe Pattoni.
Volontà, spirito di sacrificio e ingegno sono alcune delle qualità che hanno permesso a Pattoni di continuare a inseguire il suo sogno, qualità che il Pep ha trasmesso pienamente a Roberto e che possiamo trovare nel DNA di ogni singola Paton prodotta dalla factory milanese.